Giardini, Bellezza e Benessere
​
Introduzione
Lo scopo di questo studio nasce dal desiderio di approfondire, dando un senso alla mia esperienza personale, gli effetti della combinazione di due fattori ai quali è individualmente riconosciuto un positivo impatto fisiologico: la fruizione del verde e dei giardini (con le evidenze degli studi sugli “healing gardens”) e gli effetti di esperienze estetiche profonde quali quelle che si provano contemplando elementi di grande bellezza artistica o di evidente spettacolarità (studi su “ars therapy”, “cultural wellness”, “scenicness”). Dimostrare come un giardino privato correttamente progettato possa efficacemente contribuire alla riduzione dello stress utilizzando tecniche di design proprie dei giardini di cura, ed infine come arricchire il giardino di contenuti artistici affinché ai benefici dell’esposizione alla natura si sommino gli effetti positivi dell’esperienza estetica di bellezza artistica.
​
Giardini e Arte
​
Non vi è dubbio che vi sia una coesistenza e sovrapposizione di questi fattori in alcune tipologie di giardini: nei giardini storici ad esempio questa coesistenza è attribuita a partire dalla loro stessa definizione[1]
Già in passato filosofi e pensatori si sono soffermati sull’importanza dell’arte dei giardini: in particolare Kant classificava questa (con il nome di giardinaggio) tra le arti belle al pari della pittura, assieme alla quale costituiva l’insieme delle arti figurative[2]
Senza soffermarsi su quanto già avveniva nei giardini di epoca classica, di cui rare vestigia sono arrivate fino a noi (alcune di assoluto rilievo come i resti di Villa Adriana a Tivoli e del giardino di Ciro il Grande a Pasargade), con il Rinascimento italiano i giardini tornano ad essere dei veri e propri musei a cielo aperto, dove alle architetture verdi plasmate dall’uomo (Ars Topiaria) si affiancano sculture, statue, obelischi, vasi riccamente decorati (spesso recuperati dalla tradizione classica come il Vaso Medici e il Vaso Borghese); elementi di architettura quali scalinate, balaustre, limonaie; elementi architettonici per dialogare con l’acqua (sul cui ruolo ritorneremo) come fontane, bacini, peschiere e cascatelle.
In quanto espressione artistica, l'architettura dei giardini tenterà di interpretare e dare risposte ai bisogni e allo spirito dell’epoca in cui essi vengono realizzati. Nel caso dei giardini rinascimentali, venendo da quelli che erano ritenuti i "secoli bui", caratterizzati da caos, incertezza e superstizione, l’esigenza da interpretare fu quella di trasmettere certezze e senso di controllo, affermando la superiorità della ragione, della cultura e dell’ordine. Da qui la caratterizzazione dei giardini attraverso il rigore delle geometrie, il rispetto della simmetria, l’inserimento di opere scultoree ed architettoniche in forma sempre ordinata.
Nel periodo del barocco con i giardini alla francese, emerge uno spirito simile a quello che noi attribuiamo al concetto attuale di lusso[3]: l’esigenza di elevarsi oltre le necessità primarie dell’uomo affermando anche valori (o disvalori, a seconda del punto di vista...) quali l’effimero, l’eccesso, la teatralità: stimolare sensazioni di stupore e meraviglia, appagando lo spirito anche attraverso l’ostentazione ed il riconoscimento sociale di chi possiede o ha il raro privilegio di poter accedere a questi luoghi. La meraviglia dell’osservatore viene sedotta dalla visione di prospettive di giardini che sembrano spingersi oltre l’orizzonte, con ricchezza di forme topiarie[4], architetture ed uno sfoggio di dimensioni (in orizzontale ed in verticale) da lasciare a bocca aperta.
Infine nella terza grande era dei giardini moderni, il giardino paesaggistico o all’inglese, è evidente il tentativo di bilanciare i grigiori della nascente rivoluzione industriale con un attualissimo tentativo di riconnessione alla natura, alla semplicità e al romanticismo attraverso la riproduzione di paesaggi idealizzati e non privi di richiami al classicismo (la presenza di “rocailles” e tempietti). In epoca vittoriana a questi elementi si aggiungeranno una spiccata passione per l’esotico che si concretizzerà non solo con l’introduzione di specie botaniche tropicali (che spingerà la creazione di un gran numero di orangeries o conservatories) ma anche dal punto di vista architettonico con la realizzazione di “folly” (spesso ispirati a templi del vicino o lontano oriente)
Nella società attuale in cui l’avvenuta distribuzione del reddito nelle democrazie occidentali ha offerto la possibilità di possedere un giardino appannaggio di una fascia molto più ampia della popolazione, il concetto del giardino come espressione artistica è andato in parte perdendosi, pur non mancando i casi di realizzazioni degne di rientrare tra i giardini storici o “remarcables” dove a volte il confine sottile tra l’inspirazione a stili del passato (pur coerenti con il luogo) e la pura e semplice riproduzione è spesso frutto di critiche (i Giardini di Castel Trauttmansdorf a Merano, la Reggia di Venaria, Champs de Bataille in Normandia).
Healing Gardens
Seppur la consapevolezza che l’esposizione al verde e alla luce naturale fossero positivamente impattanti sulla salute delle persone sia sempre esistita in tutte le culture sviluppatesi in aggregamenti urbani, è solo al termine degli anni ‘70 del XX secolo che furono eseguite (principalmente nei paesi scandinavi) delle ricerche volte non solo a validare con metodologia scientifica queste intuizioni, ma anche a quantificare questi benefici per la salute in maniera scientifica.
Nel 1984 Roger Ulrich[5], già ricercatore dell’Università di Stoccolma, pubblica uno studio statistico eseguito sui dati di un ospedale della Pennsylvania da cui emergeva che i pazienti (che avevano subito tutti la stessa tipologia di intervento) che avevano camere che si affacciavano sul giardino guarivano più rapidamente, avevano bisogno di dosaggi inferiori di analgesici e risultavano meno problematici per infermieri e assistenti.
A quell’iniziale studio ne seguiranno centinaia, con un affinamento sempre maggiore, mentre l'approccio agli “Healing Gardens” tenderà a specializzarsi verso differenti necessità terapeutiche (per il trattamento della malattia di Alzheimer, della depressione, dell'autismo, dell'oncologia o altro).
La stessa disciplina architettonica (in realtà fortemente multidisciplinare) di progettazione degli spazi terapeutici chiamata Evidence Based Design[6] andrà a differenziarsi a seconda delle principali modalità di fare esperienza del giardino: una che prevede una partecipazione attiva del paziente (es: ortoterapia), una che mira a coinvolgere più sensi (giardino sensoriale) ed una che si limita alla mera contemplazione del giardino come nello studio iniziale di Ulrich.
Nel nostro studio ci siamo focalizzati su un'esperienza multisensoriale, dove l’immersione nel giardino prevede oltre alla stimolazione visiva (da elementi statici e in movimento) la stimolazione uditiva (es: cinguettio, rumore dell’acqua di una fontana, rumore delle foglie mosse dal vento ecc.) la stimolazione olfattiva (profumo di fiori, erbe aromatiche, erba bagnata, ecc.) e la stimolazione tattile (brezza sulla pelle, calore dei raggi solari, piedi nudi sull’erba, ecc.)
​
Nella Bellezza si vive più felici, più sani e più a lungo
In periodi più recenti, varie ricerche si sono concentrate sugli effetti fisiologici e neurologici di esperienze emotive che occorrono quando si è di fronte a opere d’arte, oggetti di pregio estetico, magnifici scenari o architetture: oggetti il cui fascino ai nostri occhi è mediato dalla cultura, a differenza di quello esercitato dalla natura.
Anche qui, era intuibile e in qualche modo risaputo che la visione di opere di bellezza tale da emozionarci potesse avere un impatto a livello fisiologico, che può risultare così intenso da sopraffarci[7], e gli studi che tuttora si stanno conducendo sulla materia sono arrivati anche a quantificare la portata di tali effetti: nello studio condotto dall’equipe del Prof. Grossi dell’Università di Torino è stato possibile misurare una diminuzione media dei livelli di cortisolo del 60% sui partecipanti ad una esperienza di immersione artistica (visione ravvicinata degli affreschi della cupola del Santuario di Vicoforte)[8]. Alcuni studi inglesi hanno riscontrato statisticamente migliori condizioni di salute e maggiore longevità nei cittadini che risiedono in luoghi considerati più "belli" a parità di tutte le altre condizioni (economiche, sociali, livello di scolarizzazione, ecc.)[9]
In alcune nazioni europee è stata formalizzata dagli enti nazionali predisposti alla salute pubblica la pratica dell’arts on prescription ovvero la possibilità da parte dei medici di famiglia di prescrivere immersioni nella bellezza e nell’arte (musei, chiese, monumenti ecc.) invece di farmaci.
Lo stesso Prof. Grossi afferma: “Diversi studi epidemiologici condotti dal mio gruppo negli ultimi 15 anni hanno osservato che l'esposizione all'arte e la partecipazione culturale si associano ad uno stato di benessere psicologico più elevato, a conferma che quello che percepiamo nella nostra vita quotidiana ha una base scientifica. Altrettanto scientifica è la connessione tra il duo bellezza-felicità con il terzo elemento della triade ovvero la longevità”[10]
l’EBD e la sua applicabilità ai giardini non terapeutici
Lo sviluppo di linee guida per i progettisti di spazi verdi terapeutici trae origine da 4 obbiettivi progettuali definiti dalle ricerche del Prof. Ulrich per l’architettura delle strutture di cura e poi sviluppati e resi applicabili agli healing gardens grazie anche al lavoro dell’architetta paesaggista Clare Marcus Cooper:
-
stimolazione di movimento ed esercizio fisico
-
stimolazione della socialità
-
infondere senso di controllo
-
favorire le distrazioni da parte della natura
A questi vengono spesso sommati i fattori di psicologia ambientale per il coinvolgimento emotivo (Attention Restoration Theory) dagli studi di Kaplan:[11]
-
Extent: favorire l’immersione nell’ambiente
-
Being Away: fornire una via di fuga alle routine quotidiane
-
Soft Fascination: elementi dell’ambiente che catturano l’attenzione in modo naturale
-
Compatibility: i fruitori devono essere esposti volontariamente all’ambiente e devono apprezzarlo
Un interessante studio del 2015 pubblicato su Journal of Therapeutic Horticulture[12] si pone l’obiettivo di esaminare i fattori che rendono “terapeutico” un giardino per capire se un qualsiasi giardino si possa considerare a prescindere curativo. Questo perché quando si parla di healing garden si fa riferimento esclusivamente a spazi verdi di strutture di cura (ospedali, cliniche, ricoveri per anziani) e le pratiche di design evidence based nascono per queste tipologie di giardini. La risposta alla domanda dell’incipit è come si può intuire affermativa, dal momento che il potere terapeutico di un giardino viene essenzialmente dal fare esperienza della natura e del verde in uno spazio delimitato e sicuro, e che questa esperienza può essere apprezzata in un qualsiasi giardino. In particolare vengono considerati fattori benefici il cambiamento del giardino nel corso delle stagioni, l’educazione alla pazienza e le esperienze sensoriali che abbiamo già menzionato
Riguardo all’Evidence Based Design, alcune delle linee guida per la progettazione di giardini terapeutici sono applicabili esclusivamente ai contesti di cura, soprattutto riguardo all’accessibilità ed alla fruibilità degli spazi da parte di pazienti con limitazioni fisiche (della vista, dell’apparato motorio, ecc.) che rappresentano l’utenza comune di questi giardini. Altre possono essere applicate a un qualunque giardino che abbia l’obiettivo di un generale stato di benessere, andando a lavorare sia sulle singole e specifiche necessità del proprietario di un giardino privato o sui bisogni di una utenza più ampia e differenziata, come nel caso di giardini pubblici o quelli di strutture ricettive, che sono fruiti non solo da persone con esigenze diverse ma anche per periodi più brevi.
Nella progettazione del giardino (e degli arredi) sarà necessario anche tenere conto delle nozioni di base di psicologia ambientale, come il rispetto dei fattori di coerenza, leggibilità, mistero e complessità[13], assieme all’uso ragionato dei colori, delle forme e al rispetto di proporzioni percepite come "naturali"
Fruizione consapevole
Che succede se chi fruisce del giardino è immerso nel flusso dei suoi pensieri o distratto dal proprio smartphone per tutto il tempo? Argomento quanto mai attuale nell’era della distrazione!
Vanno considerati alcuni aspetti:
-
vi sono effetti dello stare in giardino che portano benefici a prescindere dall’attenzione prestata, ad esempio i la luce solare, l’ossigenazione, il colore verde dominante che esercita comunque un effetto rilassante.
-
È tra gli scopi di un giardino correttamente progettato attirare l’attenzione dell’osservatore con alcuni dei suoi elementi (una distrazione dalla distrazione)
-
La fruizione consapevole del giardino va educata, sia fornendo informazioni a riguardo, sia (in particolare nel caso dei giardini di strutture ricettive) con una fruizione guidata da un tutor che possa aiutare ad apprezzare gli stimoli sensoriali presenti (visivi, uditivi, olfattivi). Un supporto di questo tipo può massimizzare il coinvolgimento emotivo della persona e di conseguenza i benefici ad esso associati.
Conclusioni
​
In attesa di studi specifici che ne quantifichino a livello fisiologico gli effetti, possiamo affermare che la fruizione di questi giardini in cui convivono gli aspetti benefici del verde con la bellezza artistica di architetture, decorazioni e arredi, porta con sé un enorme potenziale di miglioramento del benessere complessivo.
Questo rappresenta una nuova opportunità di valorizzazione dei giardini storici, dei parchi pubblici, dei giardini delle strutture ricettive, portando alla creazione di nuovi posti di lavoro (tutors, manutentori, progettisti) e generando valore attorno ad un patrimonio culturale ancora per larga parte inesplorato.
Ma l'aspetto più importante è la diffusione di una accresciuta attenzione al proprio benessere, al miglioramento della qualità della vita attraverso un nuovo strumento di cultural wellness, che è destinato a rappresentare in futuro uno dei fattori chiave per ridurre la pressione sulle strutture sanitarie (ed i costi sociali associati) e per accompagnare in salute una popolazione destinata ad essere sempre più longeva.
​
NOTE
[1] “Carta di Firenze o dei Giardini Storici” 1981 – ICOMOS-IFLA Art. 1: “Un giardino storico è una composizione architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un interesse pubblico. Come tale è considerato come un monumento.”
[2] Kant “Critica del Giudizio” par. 51
[3] Kapferer, 2017
[4] I cosiddetti “parterres de broderies” letteralmente “aiuole di ricami”
[5] View through a window may influence recovery from surgery (R S Ulrich)
[6] Therapeutic Landscapes: an evidence-based approach to designing healing gardens and restorative outdoor spaces (Clare Cooper Marcus-Naomi A. Sachs)
[7] La cosiddetta “Sindrome di Stendhal” dall’esperienza raccontata dallo scrittore nel suo libro Roma, Napoli e Firenze: «Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.»
[8] The Vicoforte experiment (Enzo Grossi) 2016
[9] Quantifying the Impact of Scenic Environments on Health (C.I. Seresinhe , T. Preis , H.S. Moat) 2015
[10] Cultura e Bellezza: forze generatrici di un benessere olistico (Enzo Grossi) 2023
[11] Attention Restoration Theory (ART) (Kaplan) 1989, 1995
[12] What makes a garden a healing garden? (Ulrika A. Stigsdotter and Patrick Grahn) 2015
[13] Cosiddetti “Fattori di Kaplan”​​
​
Luca Orciani 31/08/2024